Anno 2016-2018
Confine Italia/Francia
Ventimiglia, Italia
Uno spazio è ciò che rappresenta, non solo ciò che fisicamente è. Esso può assumere un infinito numero di significati, come accade quando la nostra esperienza gli attribuisce nuove "gradazioni dell'essere". Il confine tra due dei Paesi più "civili" dell'Europa di oggi è pregno di significati che la storia continua ad attribuirgli, imprimendo nelle sue pietre, nei suoi alberi, nei suoi muri, storie capaci di penetrare violentemente le nostre coscienze. E' così che un ambiente splendido, una cornice di roccia e alberi, diventa altro. Diventa il Passo della Morte, il sentiero dei Contrabbandieri, diventa il crocevia di anime perse ed inghiottite da un oggi ancora affamato di violenza, incoerenza, noncuranza ed inciviltà. Un piccolo lembo di terra benedetto dalla natura e maledetto dall'uomo.
Teatro di fughe drammatiche e di omicidi di ebrei ed antifascisti che lo attraversavano per raggiungere la salvezza oltre confine nel secondo conflitto mondiale, è diventato il percorso dei contrabbandieri negli anni Cinquanta prima di ritrasformarsi in quello che è oggi: il “cammino della speranza” per migranti disperati che, raggiunta l'Europa fuggendo dalla loro miseria, si rendono drammaticamente conto che la strada da percorrere è ancora tanta e che la fuga deve necessariamente continuare per non finire in quel limbo, dimenticati su una scogliera blindata da un confine testardo. Con il trattato di Schengen, lo stesso che la Francia ha deciso di sospendere per difendersi dall'esodo di profughi in transito dal territorio italiano, la via era caduta in disuso e la natura selvatica aveva cancellato quasi ogni traccia di essa. I rovi, le ginestre selvatiche, il cisto e tutta la "macchia" avevano ripreso il loro posto, ma già durante la Primavera Araba nel 2011, i passaggi tra l'erba alta avevano iniziato a ridisegnare quelle tristi e pericolose traiettorie.
Le immagini raccontano il cammino dei migranti e il contesto con il quale si devono confrontare. Uomini, donne e bambini che, trovandosi precluso il transito attraverso la frontiera italo-francese, decidono di procedere su questi antichi sentieri per mezzo dei quali attraversano uliveti di un tempo e la macchia mediterranea che lentamente sta riguadagnando il proprio spazio, fino ad arrivare ad un piccolo borgo abbandonato ed utilizzato come dimora di una notte, dove le loro tracce si mescolano alla polvere del tempo e di quel luogo privato ormai di una identità propria.
Pochi chilometri li separano dal territorio francese, solo un'alta rete di filo spinato ormai logora e penetrabile si frappone tra loro e la speranza di poter proseguire quel cammino disperato. Non sono i loro volti scavati dalla fatica e dall'angoscia il soggetto fotografico di questa analisi, bensì gli spazi con i quali la loro tragedia li porta a rapportarsi e che diventano invisibili come le anime che li attraversano, sviscerati di ogni significato proprio e trasformati in “non-luoghi” atti solo ad essere attraversati.
Il bello dei tempi di oggi
è che domani saranno passati.
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FINALISTA "Leggere il presente: Percezione del confine e ruolo dell'Altro nell'Europa di oggi" / MOSTRA BRUXELLES - PARLAMENTO EUROPEO dal 6 al 9 GIUGNO 2017
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comunicato
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locandina
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Year 2016-2018
Italy / France border
Ventimiglia, Italy
A space is what it represents, not just what it is physically. It can take on an infinite number of meanings, as happens when our experience attributes new "gradations of being" to it. The border between two of the most "civilized" countries of nowadays Europe is full of meanings that history continues giving it, impressing in its stones, in its trees, in its walls, stories able to violently penetrate our consciences. This is how a splendid environment, a frame of rock and trees becomes something else. It becomes the 'Death Pass', trail of the smugglers, it becomes the crossroads of souls lost and swallowed up by a today still hungry for violence, incoherence, carelessness and incivility. A small piece of land blessed by nature and cursed by man.
Theater of dramatic escapes and murders of Jews and anti-fascists who crossed it to reach salvation across the border in the Second World War, it became a path of smugglers in the fifties before turning back into what it is today: the "path of hope" for desperate migrants that, coming to Europe fleeing their misery, are faced with how dramatically long is the road ahead still and that the flight must constantly continue in order not to end up in that limbo, forgotten on a blind cliff trapped by a stubborn border. With the Schengen treat, the same one that France recently decided to suspend to defend itself against the exodus of refugees in transit from Italy, the road had fallen into disuse and the wild nature had erased almost every trace of it. The brambles, the wild brooms, the cistus and all the "maquis" have resumed their place, but already during the Arab spring in 2011, the passages between the tall grasses happened to redesign those sad and dangerous trajectories.
These images tell the migrants' journey and the environment with which they must confront. Men, women and children who, being prevented from passing through the Italian-French border, decide to proceed on these ancient paths, they cross ancient olive groves and the Mediterranean scrub that was slowly regaining its space, then they reaches a small abandoned village now used as a one-night dwelling, where their traces mix with the dust of the time gone and of a place now devoid of its own identity.
A few kilometers separate them from the French territory, only a high net of barbed wire, worn and penetrable, stands between them and the hope of being able to move on their desperate path. The photographic subject of this analysis are not their faces carved by fatigue and anxiety, but rather the spaces with which their tragedy leads them to relate and which become invisible like the souls that cross them, lacking of a meaning and transformed in "non-places" only intended to be crossed.
The beauty of today's times
is that tomorrow they'll be passed.